di Virginia Piccolillo

Le «alleanze» si creano, si mescolano e si disfanno. Le mosse su Pizzaballa, Zuppi e Aveline

Ieri la fumata è stata nera. Ma la votazione non è stata inutile. Anzi, secondo sussurri vaticani, oggi potrebbe esserci il nuovo Papa.   Perché? La prima elezione, spiegano Oltretevere, è stata di «consultazione». Per capire gli umori. Fare conteggi. Verificare sinergie emerse nelle Congregazioni e scoprire nuove alleanze. Come sarebbe accaduto proprio ieri.

                                        LA DIRETTA DEL CONCLAVE

Sin dall’inizio, il primato da contendere per i 133 cardinali è stato quello del segretario di Stato, Pietro Parolin. C’è chi gli ha attribuito 40-50 voti base e caratteristiche tali da poter accoglierne molti altri. E secondo l’indiscrezione circolata, a fumata finita, da ieri avrebbe un nuovo alleato: il cardinale filippino Antonio Luis Tagle, arcivescovo metropolita di Manila. Il suo nome è stato accreditato tra i favoriti, sin dalla morte di papa Francesco. Ma, lunedì, a sorpresa, è sembrato perdere terreno rispetto al cardinale Pablo Virgilio Siongco David: stimato nelle Filippine per le posizioni coraggiose assunte contro le violazioni dei diritti umani sotto il regime di Rodrigo Duterte.

Stando alle indiscrezioni, dunque, Tagle si sarebbe convinto a portare in dote un pacchetto di consensi raccolti tra i cardinali asiatici e in parte di quelli africani a Parolin che tra i maggiori successi della sua carriera diplomatica vanta proprio l’intensificarsi dei rapporti del Vaticano con il continente asiatico. E in particolare le aperture alla Cina: sfida che Bergoglio aveva messo in cima alla lista delle priorità.

Ieri, comunque, non ce l’ha fatta. Ma nell’avvio del Conclave ci sono sempre voti di sondaggio. Si tenta. Ci si segnala. Chi non raggiunge i dieci voti esce dalla rosa.

In più ci sono i «voti di omaggio». Riconoscimenti al lavoro svolto sul campo. Come quello del cardinale Pierbattista Pizzaballa che si offrì come ostaggio ad Hamas in cambio degli israeliani sequestrati. Candidato forte dell’ala più estrema del bergoglismo, attenta soprattutto alla sua guerra alla guerra. C’è chi alla vigilia del Conclave ne ha voluto fare lo sfidante più insidioso per Parolìn. Ma la chiave è tutta negli schieramenti che durante le Congregazioni si sono creati e disfatti, mescolati e ricreati ancora. Con i cardinali pronti ad appoggiare i singoli candidati favoriti, ma anche ad abbandonarli o a cambiarli in corsa per un candidato con maggiori opportunità di raggiungere il quorum.

 E tra i quelli riconosciuti in maggiore continuità con la linea di papa Francesco ha sollevato molte attese il cardinale romano Matteo Zuppi. Il lavoro svolto dalla sua comunità, quella di Sant’Egidio, in molte aree del sud del mondo, ne fa un interlocutore privilegiato di cardinali di frontiera. Ma a contendere quei voti c’è anche Jean-Marc Noël Aveline, arcivescovo metropolita di Marsiglia. Stimato dai cardinali latino-americani che non hanno un candidato proprio. E anche da diversi africani, entusiasti delle sue prese di posizione contro la guerra che non hanno risparmiato critiche al presidente francese Macron. Per lui potrebbero togliere l’appoggio all’arcivescovo di Kinshasa, Fridolin Ambongo Besungu, che attaccò Francesco per le aperture ai gay.

Poi c’è il favorito dei conservatori: il teologo Gerhard Ludwig Muller. E il cardinal Fernando Filoni, unico diplomatico rimasto a Bagdad sotto le bombe. E molti altri, in una lista di potenziali papabili che - dopo la prima votazione - è ancora lunga. Oggi si riparte da qui.

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8 maggio 2025 ( modifica il 8 maggio 2025 | 08:36)

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Tagle porta consensi a Parolin: l'indiscrezione sul cardinale filippino (superato dal connazionale David) | Corriere.it


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