Il Liceo di Bellinzona non sarà pronto, come inizialmente programmato, per il 1° settembre. «A seguito di ricorsi su due appalti, che hanno ritardato i lavori di un anno, la consegna della sede rinnovata avverrà probabilmente nell’autunno 2026», ha affermato oggi, 7 maggio, la consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti, durante la cerimonia ufficiale per celebrare i 50 anni dalla sua inaugurazione che si è tenuta nell’Auditorium della Scuola cantonale di commercio. Gli oltre 700 allievi dovranno quindi attendere prima di poter tornare nell’edificio ristrutturato, la cui consegna era infatti prevista per l’inizio dell’anno scolastico 2025/2026. Le lezioni proseguiranno dunque almeno per un anno nella struttura provvisoria realizzata tre anni fa e costata quasi 10 milioni di franchi.

L'Mps chiedi lumi al governo

Si sono dunque concretizzati i timori dell’Mps che proprio oggi ha depositato un’interpellanza nella quale Giuseppe Sergi (cofirmatario Matteo Pronzini) indica che, osservando il cantiere, “il liceo ristrutturato non sarà pronto per settembre 2025, come promesso”. I due granconsiglieri chiedono dunque al Consiglio di Stato “quali sono le ragioni” che hanno portato a ritardi sulla tabella di marcia e se può “garantire che il Liceo sarà consegnato per l’anno scolastico 2026/2027”. Domandano inoltre se “è già possibile oggi formulare una stima realistica dei costi finali dell’opera e del rapporto tra questi e i costi preventivati complessivamente (progettazione, sede provvisoria, ristrutturazione)”. E proprio a proposito di costi Sergi e Pronzini, nel testo, ricordano che solo i deputati Mps si erano opposti nell’ottobre 2022 al credito di 36,2 milioni di franchi approvato dal Gran Consiglio. Credito che prevedeva un rinnovo e ampliamento del liceo, mantenendo però la struttura esistente. L’opzione scelta era però una fra diverse varianti: quella sostenuta dall’Mps prevedeva una nuova struttura, demolendo completamente l’attuale edificio. Una variante che però, stando al governo, sarebbe costata di più – compresi i prefabbricati provvisori, si trattava di 54 milioni al posto di 42,8 milioni (che poi sono diventati 46) – e avrebbe anche allungato i tempi di consegna di due anni. In sostanza, Sergi e Pronzini si chiedono quindi se la scelta fatta risulti poi in effetti la migliore.

Non solo studio, ma molto altro

Tornando invece alla cerimonia dedicata ai 50 anni dell’istituto – tenutasi in un Auditorium completamente occupato e alla presenza di autorità comunali e cantonali, così come di docenti (attuali ed ex) e cittadini – tutti gli oratori hanno sottolineato come il liceo (e in generale tutti gli istituti post obbligatori) non rappresenti solo un luogo di studio nel quale si trasmettono nozioni, ma un’istituzione che aiuta gli allievi ad affrontare la vita, che permette a tutti di accedere alle università, indipendentemente dalla situazione economica, e che contribuisce pure ad arricchire il patrimonio culturale del territorio grazie a regolari eventi aperti a tutta la popolazione. Si tratta del cosiddetto processo di «democratizzazione degli studi», ha sottolineato il direttore Nicola Pinchetti, ricordando che dall’apertura dell’istituto a metà anni 70 (in contemporanea con il liceo di Locarno) gli iscritti ticinesi alle università sono sensibilmente aumentati. Istituto che garantisce «che la formazione dei giovani non segua solo scopi utilitaristici, ma resti un processo conoscitivo volto al conseguimento della dignità dell’essere umano in quanto individuo. Un individuo che eserciti un pensiero autonomo per porsi in modo critico nella società così da poterla anche orientare».

‘Docenti che costruiscono relazioni educative autentiche’

Da parte sua Carobbio Guscetti, oltre a indicare che una comunicazione ufficiale sulle tempistiche di consegna della sede rinnovata dovrebbe avvenire a giugno da parte della Sezione cantonale della logistica, ha voluto esprimere il suo sostegno a tutti i docenti che hanno il compito «non solo di trasmettere conoscenze, ma anche di costruire relazioni educative autentiche». Un lavoro di «grande responsabilità che richiede attenzione ed empatia». I docenti – ha sottolineato la direttrice del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport che ha a sua volta frequentato il liceo di Bellinzona negli anni 80 – «rappresentano per molti allievi le principali figure di riferimento al di fuori della famiglia». Una relazione «che può lasciare tracce durature». Il sindaco di Bellinzona Mario Branda ha poi aggiunto che il liceo contribuisce ancora oggi a «modellare l’identità culturale dei bellinzonesi». E questo in un comparto che grazie alla vicinanza degli istituti di ricerca combina proprio quest’ultima con lo studio e la formazione.

Catalizzatore della vita culturale

Infine ha anche preso la parola l’ex docente di italiano Ferruccio Cecco – presente sin dall’inizio e per i 40 anni seguenti, sino al suo pensionamento – che ha innanzitutto ricordato i primi anni della sua esperienza lavorativa segnata in particolare dal primo direttore Romano Broggini, e ha poi sottolineato come l’istituto abbia permesso di arricchire il territorio in ambito culturale. In questo contesto, durante la cerimonia è anche stato presentato il secondo volume delle ‘Nuove lezioni bellinzonesi’ (curato da Simone Bionda e Lucia Orelli Facchini). Una collana che testimonia il ruolo svolto dal liceo come catalizzatore della vita culturale cittadina e regionale che permette di riflettere su mezzo secolo di cambiamenti e conquiste.

Liceo di Bellinzona, nuova sede agibile non prima dell'autunno 2026 | laRegione.ch


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