di Giuliana Ubbiali
Martinengo, ossessionata dai pedofili e dai pericoli per la bimba. Per i periti della Corte (e per i consulenti di parte) non sapeva quello che faceva quando sferrò le coltellate.
Un saluto alla mamma, al papà , alla sorella e alla nipote dal vetro della camera per i detenuti, prima di sedersi accanto all'avvocato. Caryl Menghetti ha ascoltato la pm Laura Cocucci ricapitolare la notte tra il 24 e il 25 gennaio di un anno fa, quando l'imputata colpì il marito Diego Rota, 55 anni, con un coltello che poi rinfilò nel cassetto della cucina sporco di sangue e senza il manico, ritrovato sotto il letto di casa, a Martinengo. Il finale di questo processo era prevedibie, dopo che i periti Sergio Monchieri e Francesca Bettini, così come i consulenti di parte, avevano già concluso per la totale incapacità di intendere e volere al momento dell'omicidio. Andava solo definita la durata della misura di sicurezza, nella Rems di Castiglione delle Stiviere, dove la donna già si trova. La pm ha chiesto almeno 10 anni, l'avvocato Danilo Buongiorno un periodo inferiore con la possibilità del trasferimento in una comunità psichiatrica, che consente maggiore libertà . La Corte d'Assise della presidente Patrizia Ingrascì (a latere Elena Kildani) ha disposto non meno di nove anni.
Il movente era solo nella testa di Caryl Menghetti: i pedofili. Era ossessionata dalla paura che qualcuno, compreso il marito, potesse fare del male alla loro bambina di cinque anni, che ora è affidata alla zia.   Aveva avuto un attacco simile nel 2020, venne curata. Non emergono ricadute, fino a quella mattina quando i deliri ricominciarono. Venne portata all'ospedale di Treviglio, come quattro anni prima. «La psichiatra dell'ospedale sentì la collega che anni prima aveva in cura l'imputata - ricorda la pm - e concordarono una visita il 26 mattina». Cioè, il giorno dopo il delitto. La psichiatra dell'ospedale è indagata  per omicidio colposo.Â
«Ancora oggi il pensiero principale riguarda sua figlia e i pericoli che potrebbe correre», sottolinea il pm per sostenere che l'ossessione non sia superata, nonostante con le cure Menghetti sia migliorata. I periti, però, dicono anche che «la patologia potrebbe riattivarsi in ogni momento». Per altro, la stessa imputata alla scorsa udienza rivelò qualcosa che non disse nemmeno ai periti. Cioè che da piccola subì degli abusi. Allo stato non si sa se fosse davvero successo o sia anche questo prodotto dalla sua mente. Probabilmente la terapia farà emergere anche questo.
La sera del 24 gennaio Menghetti fu dimessa, fu il marito a volerlo, con due pastiglie e delle gocce da assumere come terapia. Le gocce sono state trovate inutilizzate, i genitori della donna dissero di aver sbriciolato una pastiglia nella pastasciutta, ma non è detto che avesse fatto effetto. «In un attimo sono state distrutte due famiglie - sempre la pm -. In questa vicenda ci sono due vittime: Rota Diego ucciso brutalmente e la bambina, che non ha più visto il papà e non ha ancora visto la mamma. à doveroso ricordare Diego Rota. Un buon padre e un buono marito, non era un pedofilo come lo vedeva la signora Caryl. Se un rimprovero gli si piò fare, le ha voluto troppo bene». Â
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23 giugno 2025 ( modifica il 23 giugno 2025 | 16:40)
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