di Redazione Sport
L'ex portiere dei rossoneri, 15 stagioni e tante vittorie, ha fatto della sua passione per le moto un affare imprenditoriale: «Decisi di ritirarmi in una settimana, non mi riconoscevo più in quel mondo»
Christian Abbiati ha indossato la maglia del Milan per 15 stagioni e ne è diventato il portiere con più presenze nella storia. Ha vinto tanto, dai tre scudetti alla Champions League del 2003. Si è ritirato nel 2016, salutando San Siro e, dopo una breve parentesi da team manager dei rossoneri, anche il calcio. Oggi fa l'imprenditore con la moto come passione, il che l'ha portato ad aprire Gate32, una grande concessionaria di Harley-Davidson: «Vorrei fare lo stesso cammino che ho fatto da calciatore â ha raccontato nella sua ultima intervista a Radio Serie A â Nel calcio era molto diverso, nelle grandi squadre poi devi sempre giocare per vincere e questo era il mio caso. Le Harley-Davidson invece sono divertimento e svago».Â
La passione per il marchio di Milwaukee nasce dal mito americano: «E piano piano sono entrato in questo mondo, anche perché da calciatore non avevo l'autorizzazione per guidare una moto». Anche se il calcio non è più il suo presente, Abbiati continua a fare il tifo per il Milan ma da casa: «Quando guardo i rossoneri fumo molte sigarette e sono decisamente nervoso. Una volta allo stadio per la tensione spaccai il monitor davanti alla mia postazione in tribuna. Adesso non riesco più ad andare a San Siro».Â
Spazio poi agli aneddoti dietro le quinte di una carriera lunghissima, dagli inizi nel Monza («Nel 1998 sarei dovuto andare alla Lazio, poi il direttore sportivo mi chiamò per dirmi che avrei firmato con il Milan») al ritiro: «Avevo un altro anno di contratto, ma in una settimana ho deciso di smettere. Berlusconi non era più il presidente, sapevo che sarebbe andato via anche Galliani. Non mi ritrovavo più in quel mondo». Poi le parate più decisive: «Voto quella su Bucchi a Perugia nel 1999, che valse lo scudetto, anche se per i tifosi del Milan la più bella resta quella su Kallon nel ritorno della semifinale di Champions del 2003. Dopo quella partita dissi a Dida. "Adesso fammela vincere". E così è stato (ai rigori in finale contro la Juventus).Â
Quel doppio derby in semifinale se lo ricorda ancora, tanta fu la tensione nei sei giorni che separavano andata e ritorno: «Ho dormito pochissime ore, senza mai uscire di casa. Appena i tifosi ti vedevano, ti mettevano ancora più pressione addosso». Infine le parole al miele su Donnarumma, per cui è stato maestro e riferimento nei primi mesi da calciatore: «Quando aveva 16 anni si vedeva già quanto fosse di un'altra categoria. Solitamente i giovani portieri, nel passaggio da giovanili a prima squadra, soffrono la velocità di palla. Il tiro di un campione di serie A è più potente di quello di un ragazzino. Ma lui era già pronto». E se il Milan richiamasse in futuro? «Ascolterei, ma al 90% direi di no e continuerei a stare sulle mie moto».Â
16 aprile 2025
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