Francesco Schettino, the former captain of the Costa Concordia, has withdrawn his application for semilibertà (a form of semi-freedom allowing work outside prison). His lawyer, Francesca Carcinelli, stated that difficulties arose with the proposed job at the Fabbrica di San Pietro, a project offering work opportunities to inmates under the 'Seconda Chance' initiative. This decision, while not definitive, halts the proceedings for now.
The job at the Fabbrica di San Pietro involved digitalizing cultural heritage. While the Vatican and associated organizations support such initiatives, undisclosed problems caused the withdrawal.
Schettino is serving a 16-year sentence for the 2012 Costa Concordia shipwreck, which resulted in 32 deaths. He has been incarcerated in Rome's Rebibbia prison since 2017, exhibiting good conduct, earning work privileges inside the prison since 2020. The possibility of resubmitting the semilibertà request remains open in the future.
Improvvisa retromarcia di Francesco Schettino sulla richiesta di semilibertà. L'ex comandante della Costa Concordia, condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per il naufragio del 2012 in cui morirono 32 persone, ha trasmesso ai giudici del tribunale di Sorveglianza di Roma, nel giorno dell'udienza, la rinuncia al regime carcerario attenuato.
"Abbiamo rinunciato - annuncia il suo nuovo avvocato, Francesca Carcinelli -perché ci sono state difficoltà con la proposta lavorativa che era stata sottoposta al tribunale di Sorveglianza di Roma. Il procedimento è stato chiuso: il tribunale si è pronunciato con il non luogo a provvedere alla luce della decisione del detenuto".
Il legale spiega che "la decisione è stata presa dallo stesso Schettino: era una questione molto delicata e io sono voluta andare a parlare con lui in carcere per analizzare la situazione. Abbiamo valutato quale poteva essere la decisione migliore e più opportuna. Lui - aggiunge il difensore - ha scelto, quindi, di volere chiudere questo procedimento perché non c'erano più le condizioni per andare avanti". Una scelta che non è però definitiva: l'uomo che era al comando della nave che la notte tra l'11 e il 12 gennaio di 13 anni fa andò contro gli scogli dell'Isola del Giglio potrebbe, infatti, tornare a sollecitare la semilibertà. "In futuro se ci risaranno i presupposti per poterla proporre di nuovo lo faremo", aggiunge il difensore.
Nelle scorse settimane era emerso che Schettino avrebbe potuto svolgere attività lavorativa presso la Fabbrica di San Pietro, per occuparsi, nell'ambito del progetto 'Seconda Chance', della digitalizzazione del patrimonio culturale. La Santa Sede infatti ha aderito a un progetto per consentire il lavoro all'esterno del carcere per i detenuti ammessi alla semilibertà, e il protocollo firmato tra l'associazione e il Vaticano prevede proprio il lavoro all'esterno dell'istituto di pena come strumento per il reinserimento nella società dei detenuti. Ma secondo quanto dichiarato dal difensore potrebbero essere sorti problemi proprio su questa opzione. L'ex comandate si trova in carcere, nell'istituto romano di Rebibbia, dal 13 maggio 2017, dove sta scontando la condanna passata in giudicato per omicidio colposo plurimo,-lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono dell'imbarcazione. Circostanza, quest'ultima, da cui scaturì l'ordine perentorio dell'allora capitano della Capitaneria di Livorno Gregorio De Falco ("vada a bordo, c...") il cui audio fece il giro del mondo assieme alle immagini della gigantesca imbarcazione coricata su un fianco a causa di un 'inchino' di troppo a ridosso della costa. Durante la reclusione, scontata per oltre la metà, Schettino ha mantenuto una condotta tale da usufruire di permessi premio e di ottenere un lavoro all'interno del carcere. Dal 2020, in particolare, ha lavorato alla digitalizzazione di alcuni processi.
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