La percentuale di italiani che riconosceva agli Stati Uniti un’influenza positiva sugli affari mondiali era il 68 per cento. Oggi è scesa al 39 per cento. Nel periodo di Joe Biden la quota di italiani che riconosceva agli Usa un ruolo propositivo era al 55 per cento
La decadenza degli Usa. Nel corso degli ultimi lustri gli Stati Uniti hanno subito, nell’opinione pubblica globale, un crollo di immagine, di ruolo e di valore. Nel 2015, secondo i dati rilevati da Ipsos Global Advisor in 29 paesi nel mondo, la percentuale di italiani che riconosceva agli Usa un’influenza positiva sugli affari mondiali era il 68 per cento. Oggi è scesa al 39 per cento.
Un crollo che ha subito una accelerazione nell’ultimo anno, con la presidenza Trump: nel periodo di Joe Biden, infatti, la quota di italiani che riconosceva agli Usa un ruolo propositivo era al 55 per cento. Una dinamica analoga si è registrata in molti paesi europei.
In Gran Bretagna si è passati dal 64 per cento del 2015 al 39 per cento di oggi. Ancora più evidente il crollo in Francia (dal 70 per cento del 2015 al 30 del 2025), in Svezia (dal 70 del 2015 al 22 di oggi) e in Spagna (dal 70 al 33 per cento in un decennio).
Anche tra i cittadini americani la convinzione del ruolo positivo degli Usa nel mondo è iniziata a scemare. Se nel 2015 ne era convinto l’80 per cento degli americani, oggi siamo scesi al 63 per cento, con un crollo di 14 punto nell’ultimo anno a causa della presidenza Trump (nel 2024, sotto Biden, la fiducia nel ruolo positivo Usa era al 77 per cento).
Cadute più contenute si sono registrate in Brasile (dal 79 al 61), in India (dall’87 al 67), in Polonia (dal 68 al 52), in Ungheria (dal 59 al 46). Le nazioni in cui la presidenza Trump ha colpito maggiormente l’immaginario collettivo locale e ha ridotto pesantemente la fiducia negli Usa sono il Canada (con un crollo di 33 punti nell’ultimo anno) e l’Olanda con una caduta di 30 punti.
Oltre ai paesi già segnalati, ci sono stati crolli di 23 punti in Corea del Sud e di 20 punti in Giappone. La geografia mondiale della fiducia sta cambiando.
Guardando al prossimo decennio i paesi o le organizzazioni che, secondo l’opinione dei cittadini di 29 paesi, avranno un'influenza complessivamente positiva sugli affari mondiali sono in primo luogo il Canada (76 per cento), la Germania (71), l’Unione europea, la Gran Bretagna e la Francia (68), l’Onu (64) e la Banca mondiale (60).
Seguono in questa classifica di ruolo positivo: la Nato e il Fondo monetario internazionale (58), la Cina (49), l’India (47) e, infine, gli Usa (46 per cento). I dati sembrano mostrare un cambio di leadership in corso. Nel 2015 la fiducia che gli Usa fossero uno dei motori positivi mondiali era, nella media globale, al 68 per cento, mentre la Cina era al 51 per cento.
Da allora il paese guidato da Xi Jinping ha perso appena due punti percentuali. Certo, sotto la presidenza Biden, la fiducia nel ruolo degli Usa era nettamente superiore (al 59 per cento), mentre quella nella Cina era crollata al 39 per cento. L’arrivo di Trump alla guida degli Usa ha capovolto la situazione. La fiducia nel ruolo positivo degli Usa è crollata al 46 per cento, mentre quella nel paese del dragone si è rinvigorita, recuperando in un solo anno ben 10 punti percentuali (49). L'impatto della presidenza Trump è evidente.
Come ci ricorda il filosofo Jürgen Habermas, la legittimità del potere politico deriva dalla sua capacità di generare consenso attraverso la comunicazione razionale. La retorica e le politiche di Donald Trump sembrano, invece, aver minato questa attitudine, portando a un crollo della fiducia negli Usa.
Non solo. Il potere, come sottolineava Michel Foucault, non è qualcosa che si possiede, ma qualcosa che si esercita con equilibrio. Trump in questi mesi ha dato l’impressione di sentirsi più un monarca del mondo che un leader globale, alimentando la percezione di un esercizio di un ruolo meno legittimo della superpotenza americana. Il sistema-mondo contemporaneo (per dirla con Immanuel Wallerstein) è in continua evoluzione e il recupero della Cina potrebbe indicare un ribilanciamento in corso. I cambiamenti in atto, in ogni caso, sfidano le vecchie certezze e richiedono nuovi paradigmi per comprendere l'ordine mondiale emergente.
Nota: sondaggio condotto da Ipsos in 29 paesi sulla sua piattaforma online Global Advisor tra venerdì 21 marzo e venerdì 4 aprile 2025. Campione intervistato 22.715 over 18 anni
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