The European Commission against Racism and Intolerance (ECRI) of the Council of Europe (CoE) released a report recommending an independent study on racial profiling by Italian law enforcement. This prompted a strong reaction from the Italian government, led by Prime Minister Giorgia Meloni, who defended the police and attacked the CoE.
The Italian government accused the CoE of making "absurd and false" observations, arguing that its criticisms were unfounded. The government’s response echoed a previous letter to the European Court of Human Rights (ECtHR), also under the CoE, questioning its independence in matters concerning migrant rights. The government suggests that the CoE has lost its original purpose of promoting democracy and human rights, and that its statements are biased and detached from reality.
The article highlights the political tension between the Italian government and the Council of Europe over issues of racial profiling and the independence of international human rights institutions.
«Avevamo raccomandato al governo italiano di realizzare uno studio indipendente sulla profilazione razziale [da parte delle forze dell’ordine, ndr] per valutare il fenomeno». È bastata questa frase pronunciata ieri da Bertil Cottier, presidente della Commissione europea contro razzismo e intolleranza (Ecri) del Consiglio d’Europa (Coe), per scatenare un circo politico. Al centro la maggioranza, con Giorgia Meloni in testa, a difendere a spada tratta una polizia che nessuno aveva attaccato.
LE PAROLE DEL GIURISTA svizzero sono il dito, la luna è la nuova aggressione alle istituzioni internazionali. La linea è la stessa della recente lettera contro la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), che ricade sempre sotto il Consiglio d’Europa, per limitarne l’indipendenza in materia di diritti dei migranti.
Cottier, infatti, era semplicemente intervenuto nella conferenza stampa di presentazione del report annuale Ecri, che per il 2024 affronta quattro fenomeni «strutturali»: selezione delle persone fermate e perquisite in base a origini nazionali o etniche; segregazione scolastica dei bambini rom; discriminazioni contro le persone trans e intersessuali. Nel rapporto presentato ieri non ci sono numeri, né riferimenti ai singoli Stati nazionali.
PERCIÒ UN GIORNALISTA dell’Ansa ha chiesto a Cottier se aveva raccomandazioni specifiche per qualche paese, in particolare l’Italia. Il presidente ha rimandato allo studio pubblicato lo scorso ottobre e ribadito quanto l’Ecri aveva consigliato in quell’occasione: uno studio indipendente sul fenomeno della profilazione razziale. La notizia in pratica non esisteva, non c’era nulla di nuovo. Ma a prescindere da qualsiasi dato di realtà, la maggioranza è partita all’attacco seguendo l’ordine di scuderia: tutti insieme contro Ecri e Coe.
«Osservazioni astruse e false», ha detto il vicepremier Antonio Tajani (Fi), che evidentemente il report non lo ha nemmeno visto. Per il presidente di Noi moderati Maurizio Lupi: «La Commissione europea contro razzismo e intolleranza del Consiglio d’Europa prende un’altra cantonata dopo quella dell’ottobre 2024, quando con una relazione fotocopia accusò di razzismo le nostre forze dell’ordine». La cantonata è solo sua, lo studio è lo stesso.
LA VERA POSTA IN GIOCO emerge invece dalle dichiarazioni di Meloni e della Lega. «L’Italia fu, nel 1949, tra i dieci Stati fondatori del Coe, nato nel dopoguerra per difendere la democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto. Eppure oggi quello spirito originario sembra smarrito, sostituito da dichiarazioni sempre più faziose e lontane dalla realtà», dice la premier. È la stessa tesi sostenuta nella lettera contro la Cedu promossa da Italia e Danimarca e firmata da altri sette Paesi Ue. In sostanza diceva che i diritti costituzionalizzati dopo il secondo conflitto mondiale e le istituzioni di garanzia create per garantirli sono ormai superati. Almeno per gli stranieri (si comincia sempre da là). E infatti la Lega va dritta al punto: «Consiglio d’Europa? Altro ente inutile, da sciogliere. Giù le mani dalle nostre forze di Polizia!», scrive su X.
Il Coe fu istituito per promuovere democrazia e diritti umani, con lo scopo di evitare che gli orrori del nazifascismo e della guerra mondiale potessero ripetersi. Ne fanno parte 46 paesi, di cui i 27 Ue, e non va confusa con le istituzioni dell’Unione europea. Nel 2022 è stato abbandonato dalla Russia, esclusa. Forse a Meloni o ai suoi alleati leghisti piacerebbe seguire le orme di Putin. Più probabilmente dovranno accontentarsi di colpire il Coe dall’interno. A questo serviva la bordata contro la Cedu. Un attacco inedito a cui sabato aveva replicato Alain Berset, presidente del Consiglio d’Europa. «La Cedu è il braccio giuridico del Coe – ha dichiarato Berset – Il rispetto dell’indipendenza e dell’imparzialità della Corte è il nostro fondamento».
IN TALE CONTESTO COLPISCE la mossa di ieri del Quirinale, che ha convocato il capo della polizia Vittorio Pisani per rinnovare «stima e fiducia». A ottobre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si era detto «stupito» dal rapporto dell’Ecri, stavolta stupito è chi confida nel Colle per frenare la deriva sovranista di Meloni: l’incontro che si terrà questa mattina non serve a coprire le forze dell’ordine, serve a coprire il governo.
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