Despite ideological differences, former President Trump enthusiastically welcomed Pope Leo XIV's election, expressing a desire to meet the new Pontiff. This contrasts with Trump's previous controversial AI-generated image depicting himself in papal attire, deemed offensive by many Catholic leaders.
The article highlights a significant conflict between Pope Leo XIV and Vice President J.D. Vance. Pope Leo XIV publicly criticized Vance's views on immigration and the concept of 'ordo amoris,' showing continuity with the inclusive approach of Pope Francis. This ideological distance between the Pope and the current US administration is clearly established.
Pope Leo XIV appears to continue the path set by Pope Francis, emphasizing universal love and inclusion. The controversies with both Vance and Trump don't seem to have deterred the new Pope's commitment to these values.
The article explores the complex position of Cardinal Robert Francis Prevost (Pope Leo XIV) among American Catholic conservatives. Described as a moderate, he's neither strictly aligned with the conservative nor liberal wings. His international experience and moderate doctrinal stance allowed him to unite different factions within the Church.
While seen as less suspicious by conservatives than other collaborators of Pope Francis due to his respect for traditional liturgy, Prevost has expressed concerns about the influence of Western media on Catholic culture and has held critical views on LGBTQ+ issues and gender ideology.
Prevost was described as a 'compromise candidate' during the conclave, capable of unifying differing factions within the Church, including the more traditionalist American cardinals. This was highlighted in a New York Times article.
Primo papa americano, Leone XIV è stato accolto con entusiasmo dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. «Congratulazioni al cardinale Robert Francis Prevost, che è stato appena nominato Papa. È un onore realizzare che è il primo Papa americano. È emozionante e un onore per il nostro Paese. Non vedo l'ora di incontrare papa Leone XIV. È un momento molto significativo», ha scritto il tycoon su Truth dopo la notizia dell'elezione.
L'elezione di Leone XIV, nato Robert Francis Prevost, come nuovo pontefice ha subito acceso il dibattito politico e religioso, soprattutto negli Stati Uniti. La figura del nuovo Papa ha trovato uno scenario di contrasti aperti, in particolare con il vicepresidente J.D. Vance e il presidente Donald Trump. Le divergenze si sono manifestate in ambito teologico e ideologico, segnalando una continuità con l'approccio pastorale e inclusivo del suo predecessore, Papa Francesco. Il primo scontro di rilievo si è verificato con il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance. Prima ancora dell'elezione di Prevost al soglio pontificio, quando era ancora cardinale, l'attuale Papa aveva criticato pubblicamente le dichiarazioni di Vance su X (ex Twitter). In particolare, Vance aveva invocato il concetto di ordo amoris per giustificare una gerarchia dell'amore che privilegia famiglia e nazione, utilizzandolo come argomento a sostegno delle politiche migratorie restrittive promosse dall'amministrazione Trump.
JD Vance is wrong: Jesus doesn't ask us to rank our love for others https://t.co/hDKPKuMXmu via @NCRonline
— Robert Prevost (@drprevost) February 3, 2025
Prevost aveva risposto duramente: «JD Vance ha torto. Gesù non ci chiede di classificare il nostro amore per gli altri». Questa presa di posizione non solo ha chiarito la distanza ideologica tra il nuovo Papa e l'attuale amministrazione statunitense, ma ha anche segnato una linea di continuità con Papa Francesco, il quale in più occasioni aveva respinto interpretazioni teologiche che limitassero l'universalità dell'amore cristiano. In una lettera inviata ai vescovi statunitensi, Francesco aveva ribadito l'importanza di un amore inclusivo e senza confini, contrastando apertamente le affermazioni di Vance.
Diverso il rapporto con Donald Trump. Nonostante le divergenze ideologiche, l'ex presidente ha accolto con entusiasmo l'elezione di Leone XIV, definendola «un grande onore per il nostro Paese» e manifestando il desiderio di incontrare il nuovo pontefice. Una mossa che ha sorpreso molti, dato che in passato Trump aveva suscitato polemiche pubblicando un'immagine generata dall'intelligenza artificiale che lo ritraeva in abiti papali. Questo gesto, ritenuto offensivo da molti leader cattolici, era stato particolarmente criticato per la mancanza di rispetto in un momento di lutto per la scomparsa di Papa Francesco. Leone XIV non ha commentato direttamente l'accaduto, ma l'ambiente vaticano ha fatto trapelare un certo disappunto per l'accostamento considerato irriverente.
Leone XIV sembra voler proseguire sul cammino tracciato da Francesco, promuovendo un messaggio di amore universale, apertura e inclusione verso i più deboli e gli emarginati. Le polemiche con Vance e Trump non sembrano avere scalfito la determinazione del nuovo Papa a riaffermare i valori di accoglienza e solidarietà, ponendo l'accento su un cristianesimo che non conosce confini né distinzioni di razza o nazionalità. Il confronto con le politiche americane, soprattutto in tema di migrazione, appare destinato a proseguire, aprendo una fase di dialogo ma anche di possibili nuove tensioni tra Vaticano e Stati Uniti.
Il rapporto tra il cardinale Robert Francis Prevost e i conservatori cattolici americani è complesso e sfumato. Non si può definire Prevost un rappresentante diretto del mondo conservatore statunitense, ma nemmeno un oppositore. La sua posizione è stata descritta come quella di un moderato, capace di tenere insieme sensibilità diverse nella Chiesa. Padre Michele Falcone, suo confratello agostiniano, lo descrive come «un dignitoso uomo di centro». Origine americana, formazione internazionale Nato a Chicago da famiglia di origini e cresciuto nel contesto cattolico statunitense, Prevost non ha però costruito la sua carriera ecclesiastica negli Stati Uniti. Poliglotta, ha vissuto e lavorato per decenni in Perù (è diventato anche cittadino peruviano) e poi a Roma, dove è stato Prefetto del Dicastero per i Vescovi. Questo lo ha tenuto relativamente distante dalle dinamiche più polarizzate dell’episcopato americano, spesso diviso tra un’ala molto conservatrice, oggi allineata al presidente Trump, e una più vicina alla visione pastorale di papa Francesco.
I conservatori cattolici americani - come il cardinale Raymond Burke, l’arcivescovo Joseph Strickland (rimosso da Francesco), o alcuni media influenti come ‘The National Catholic Register’ o ‘LifeSiteNews’ - hanno criticato negli anni molte riforme di papa Francesco. Prevost, pur nominato da Francesco e parte della sua squadra, è stato visto con meno sospetto di altri collaboratori del papa argentino. Questo per via del suo stile sobrio, della sua attenzione alla dottrina e del suo rispetto per la liturgia tradizionale, anche se non si è mai schierato con l’ala reazionaria. Dal punto di vista dottrinale, Prevost ha mostrato una certa rigidità su temi sensibili. Se Papa Francesco pronunciò il celebre “Chi sono io per giudicare?” parlando degli omosessuali, Prevost ha espresso preoccupazione per l’influenza dei media occidentali sulla cultura cattolica, parlando in passato di “stili di vita omosessuali” e di “famiglie alternative” in termini critici. In Perù, si oppose all’introduzione di corsi sul genere nelle scuole, definendo la cosiddetta «ideologia di genere» come creatrice di confusione e «di generi inesistenti». Elementi in linea con l'attuale amministrazione americana. Come prefetto del Dicastero per i Vescovi, Prevost ha avuto un ruolo chiave nella selezione di nuovi vescovi, anche negli Stati Uniti. Ha continuato la linea di papa Francesco nella scelta di pastori più attenti alla cura delle persone che non alla battaglia politica. Eppure, la sua discrezione e la sua formazione agostiniana lo hanno reso un interlocutore più accettabile anche per ambienti conservatori, che lo hanno visto come meno «ideologico» rispetto ad altri nomi della curia romana.
Nei giorni precedenti il conclave, diversi osservatori hanno sottolineato come Prevost fosse tra i candidati «di compromesso»: non troppo vicino all’ala liberal, né espressione del blocco conservatore nordamericano. In un articolo del "New York Times" pubblicato il 2 maggio, si legge che il suo nome era tra quelli considerati capaci di «unificare» e di essere accettati anche dai cardinali statunitensi più tradizionalisti, pur non essendone un esponente diretto. La combinazione di internazionalismo, moderazione dottrinale, esperienza di governo e prudenza personale lo rendeva un papabile inaspettato. Prevost non ha un rapporto diretto con Donald Trump, che ha scritto su Truth social: «Congratulazioni al cardinale Robert Francis Prevost, appena nominato Papa. È un grande onore sapere che è il primo Pontefice americano. Non vedo l'ora d'incontrare Papa Leone XIV. Sarà un momento molto significativo». Nei giorni scorsi il presidente ha pubblicato sui profili social ufficiali della Casa Bianca una sua immagine generata con l’AI nei panni del nuovo papa. Questo, e non solo, aveva fatto scommettere molti osservatori che le chances per un papa statunitense erano crollate: gli Stati Uniti con il loro strapotere politico ed economico non possono esprimere anche il capo della chiesa cattolica. Il collegio cardinalizio ha invece sorpreso (quasi) tutti.
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