A young woman from Oppido Mamertina, Calabria, was gang-raped by individuals associated with the 'Ndrangheta. She reported the crime to the police. Her family, fearing retribution from the 'Ndrangheta, subjected her to extreme violence, including whipping, to force her to retract her statement.
The woman's family attempted to pressure her into recanting her accusations. Her brother and sister urged her and her mother to commit suicide, while others suggested that she claim insanity. The grandmother and uncle faced legal consequences for their actions.
The police investigation, initiated by other unrelated intercepted phone calls, uncovered the details of the rape. The 78-year-old grandmother was arrested, and the 47-year-old uncle was issued a restraining order. The rapists themselves were subsequently sentenced to prison terms ranging from five to thirteen years.
A similar case involving a second victim from Seminara led to further investigation and convictions. Intercepted conversations related to this case were pivotal in uncovering the crimes. The initial victim from Seminara's courage in reporting the crime encouraged the second victim to come forward as well.
di Carlo Macrì
«Punita» per non aver ritrattato le accuse. Arrestata la nonna di 78 anni, per uno zio divieto di avvicinamento alla giovane, che all'epoca delle violenze era minorenne
PALMI (Reggio Calabria) â Frustata a sangue con una corda, nel chiuso di una stanza con la bocca tappata per non farla gridare. Non siamo in Afghanistan, ma a Oppido Mamertina, cuore dellâAspromonte. Questa la sorte toccata a una delle due ragazze originaria di Oppido Mamertina (lâaltra è di Seminara), punita perché ha osato raccontare alla Polizia le violenze subite da un gruppo di bulli, vicino alle cosche di ândrangheta di Seminara. Dopo mesi di indagini e intercettazioni telefoniche, i poliziotti e i carabinieri hanno arrestato mercoledì mattina e posta ai domiciliari la nonna 78enne della ragazza, mentre per lo zio 47enne, figlio dellâanziana, è stato disposto il divieto di avvicinamento alla vittima.Â
Lâinchiesta ha accertato che la giovane, allâepoca degli stupri minorenne, è stata minacciata e ha subito violenze fisiche di ogni genere, per costringerla a ritrattare le sue dichiarazioni. La famiglia della ragazza, infatti, non voleva inimicarsi le famiglie di ândrangheta locali e ha cercato in tutti i modi di costringere la ragazza a fare un passo indietro, ritrattando tutto. In famiglia, la denuncia della ragazza era stata infatti vista come uno sgarbo alle cosche. Tantâè che il fratello e una sorella della ragazza, allâepoca, avevano invitato lei e la madre (lâunica a restarle accanto in quei momenti, il padre è morto), a «buttarsi dalla finestra». «Volevano che andassi da uno psichiatra», ha raccontato la ragazza agli investigatori, «che avrebbe certificato la mia pazzia». Era il modo per farla passare come incapace di intendere e volere, per salvare i suoi aguzzini.Â
La polizia allâepoca era riuscita ad alzare il velo su tutta la storia grazie a intercettazioni telefoniche che erano dedicate ad altri fatti, ma avevano incrociato frasi e parole riferite agli stupri delle due ragazze. La prima vittima di Seminara era stata contattata e aveva trovato la forza di denunciare. Dando lâesempio alla seconda. I violentatori delle due ragazzine, lo scorso marzo sono stati condannati a pene che vanno dai cinque ai tredici anni.Â
30 aprile 2025 ( modifica il 30 aprile 2025 | 15:37)
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