Un nuovo farmaco che riduce il rischio di recidiva del cancro al seno è stato approvato in Inghilterra. Secondo un'analisi dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), a livello mondiale una donna su 20 svilupperà un tumore al seno nel corso della sua vita, con un aumento dei casi del 38% e dei decessi del 68% nei prossimi 25 anni. Per impedire il ritorno del tumore, secondo quanto riportato dal "The Guardian", un nuovo farmaco potrebbe essere offerto alle donne, dopo l'approvazione dell'organismo di controllo dei medicianali.
Il farmaco, noto con il marchio Kisqali, sarà disponibile per i pazienti del Servizio Sanitario Nazionale affetti da tumore diffuso ai linfonodi e che soddisfano almeno uno di questi criteri: tumore presente in almeno quattro linfonodi, tumore presente in uno o tre linfonodi di grado 3 (più avanzato) o con tumore primario di almeno 5 cm di dimensione. Il ribociclib agisce e blocca le proteine CDK 4 e CDK 6, che svolgono un ruolo nella crescita e nella divisione delle cellule tumorali, contribuendo a rallentare o arrestare la crescita del tumore. Viene assunto in forma di pillola due volte al giorno, in associazione a un inibitore dell'aromatasi, una terapia ormonale che riduce i livelli di estrogeni nell'organismo. Le evidenze cliniche mostrano che combinare il ribociclib con un inibitore dell'aromatasi può ridurre il rischio di recidiva del cancro fino al 29%, rispetto al solo uso dell’inibitore dell’aromatasi. Questa decisione arriva dopo l’approvazione, all’inizio di aprile, del capivasertib per il trattamento del carcinoma mammario avanzato HER2-negativo e positivo ai recettori ormonali (HR), una forma che si è diffusa e che potrebbe offrire benefici a circa 3.000 donne ogni anno.
Tuttavia, alcune associazioni impegnate nella lotta contro il cancro hanno espresso delusione per il fatto che il NICE non abbia dato il via libera all’uso del ribociclib nelle pazienti con forme iniziali di tumore al seno ad alto rischio di recidiva. Claire Rowney, CEO di Breast Cancer Now, ha dichiarato: «Siamo seriamente preoccupati che migliaia di pazienti con tumore al seno in fase iniziale possano essere private di un trattamento potenzialmente salvavita a causa delle incertezze legate al rapporto tra costi e benefici. Anche se i dati sul ribociclib adiuvante mostrano un potenziale promettente, con una riduzione del rischio di recidiva pari a circa il 28,5%, la decisione attuale implica che solo alcune pazienti con malattia linfonodale positiva ad alto rischio potranno accedervi, escludendo totalmente chi ha la forma linfonodale negativa ad alto rischio. L’approvazione di nuovi farmaci è sempre una buona notizia, ma è frustrante vedere che così tante persone vengano escluse da un trattamento che potrebbe offrire loro sollievo e sicurezza contro il ritorno della malattia. È fondamentale che il NICE e Novartis lavorino insieme con urgenza per chiarire i dubbi sul rapporto costo-efficacia, così da aggiornare al più presto le linee guida e garantire l’accesso al ribociclib adiuvante a tutti coloro che potrebbero trarne beneficio».
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