Marisa Laurito al Teatro San Carlo di Napoli: «Faccio l’odiosa, ma divertente»


Marisa Laurito discusses her role as the Duchess Krakenthorp in a new production of Donizetti's "La fille du régiment" at the Teatro San Carlo in Naples, highlighting the comedic aspects of her character and her deep appreciation for opera.
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«No, non è un debutto sul palco del San Carlo, ci ho recitato per un omaggio a Luciano De Crescenzo qualche anno fa... e poi da ragazza, giovanissima, ho lavorato come comparsa...». Marisa Laurito racconta così il suo rapporto con il Lirico napoletano dove interpreta la parte recitata della duchesse Krakenthorp in «La fille du régiment», l'opera di Donizetti in scena dal 18 maggio e per cinque repliche fino al 27 nella versione in francese dell'originale di Parigi (1840) su libretto di Jean-François Bayard e Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges. Un allestimento nuovo, atteso nel periodo della pandemia e cancellato, nato in cooproduzione con la Bayerische Staatsoper di Monaco dove è andato in scena lo scorso dicembre.

APPROFONDIMENTI

La regia è di Damiano Michieletto che, reduce da un successo personale alla Scala dove ha firmato il debutto di «Il nome della rosa» in versione lirica, fa iniziare l'opera con un flashback in cui si vede la neonata Marie che viene abbandonata in un bosco dal padre e trovata da alcuni militari, quelli del «Régiment» che l’adottano, per «una riflessione sul tema dell’identità». Nel cast, nel ruolo di Marie, il soprano sudafricano Pretty Yende qui al fianco del Tonio del russo Ruzil Gatin, il Sulpice di Sergio Vitale casertano, marito di Rosa Feola, la Marquise de Berkenfield di Sonia Ganassi e, sul podio, Riccardo Bisatti. Con loro l'attrice napoletana che domina la scena del ricevimento nel secondo atto quando fa di tutto per concludere le nozze tra il figlio e la giovane Marie, una trovatella allevata dai soldati che però è innamorata di Tonio.

E dunque com’è la sua marchesa, Marisa Laurito? «Una donna cattivissima! Odiosa! Ma molto divertente! Avevo già affrontato questo ruolo alla Fenice di Venezia, tre anni fa, in una messinscena di Barbe&Doucet. Ma la fantasia di Michieletto ha stravolto il personaggio, perché ha inventato per lei una sorta di narratrice, una specie di voce narrante che entra ed esce durante lo spettacolo tramando sempre qualcosa di perfido ai danni della povera Marie».

E comunque si diverte e diverte. «E pensi che la mia marchesa parla sempre in francese, ma quando si arrabbia parla in dialetto napoletano! E poi un’opera così bella, c'è un bellissimo cast e anche un tenore straordinario che canta senza tremare la sua romanza con i famosi nove do di petto consecutivi, cavallo di battaglia di Pavarotti e Florez».

Diceva di qualche comparsata, ma il suo rapporto con la lirica? «L'adoro. Quando posso scappo sempre a vedere qualcosa! La lirica è l'ultimo baluardo di grandi professionalità teatrali, un patrimonio italiano».

Lei ha anche interpretato un inedito personaggio in «La Vedova Allegra», operetta sdoganata dai grandi teatri. «Già, e sono grata a Gino Landi per aver cambiato dal maschile al femminile il ruolo di Niegus. Ha fatto apposta per me una inedita Signorina Njegus, improbabile e invadente segretaria napoletana dell’ambasciata di Pontevedro a Parigi. L'ho interpretata a Verona anni fa. Da lì poi mi hanno chiamato per altre cose, ed eccomi al San Carlo!».

Lei comunque da qualche anno a Napoli è di nuovo di casa come direttore artistico del Trianon. «E sono felice di averlo caratterizzato come teatro sempre più legato alla musica e alla tradizione napoletana senza dimenticare la grande cultura e la letteratura».

Insomma, la musica non manca mai. «Sono le radici della nostra tradizione. Lo stesso Donizetti affascinato da Napoli e dai suoi suoni aveva composto canzoni popolari nel periodo in cui diresse il San Carlo. E al Trianon cerchiamo di mettere in evidenza questo patrimonio, qui è andato in scena l'ultimo lavoro di Roberto De Simone “Trianon Opera. Tra pupi, sceneggiate e belcanto”. D'altronde il mio rapporto con Napoli, anche vivendo fuori, non si è mai interrotto. Quando facevo tv alcuni funzionari mi riprendevano perché parlavo troppo in dialetto. Ci sono persone che vivono una frattura tra amore e odio per la città, per me Napoli è una malattia».

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