Cristina Florea, a 27-year-old woman nicknamed "Mamma Romania," ran a network of baby gangs involved in 25 robberies, along with her family and partner, David Tanase. Children as young as 6 were used to transport stolen goods.
The gang targeted Milan, with stolen jewelry transported to Romania. Intercepted communications revealed the family flaunting their ill-gotten gains, even adorning children with stolen jewelry. Trips to Romania involved concealing significant amounts of gold on their persons.
Border police stopped the family at Orio al Serio airport. Authorities seized over 15,000 euros in cash and 61 gold items, including items identified from specific robberies, such as a religious medal.
The family operated from two illegally occupied apartments in Milan. They coordinated with mainly Egyptian young robbers who delivered the loot and received cash payments. Methods included deception, such as misrepresenting the karat value of gold.
The family made substantial profits; one trip to Romania yielded the equivalent of 24,000 euros.
di Pierpaolo Lio
Cristina Florea, 27 anni, «mamma Romania», con la famiglia gestiva la rete di baby gang accusata di 25 rapine. Nella casa di San Siro il via vai continuo di criminali che consegnavano il bottino e ricevevano denaro. Per spostare i gioielli coinvolti anche i bambini di 6, 8, 9 e 15 anni
Sul display dello smartphone â durante una videochiamata (intercettata) con la sorella minorenne â Cristina Florea, «mamma Romania», 27 anni, è raggiante. Al collo, sui polsi e alle dita sfoggia collane, bracciali, anelli. E mostra in una panoramica il resto della sua famiglia: «Li ho riempiti tutti dâoro, anche i bambini». Sono ancora a casa, nellâappartamento che occupano abusivamente da otto anni in via Ricciarelli al 24, nel quadrilatero popolare del quartiere milanese di San Siro. à settembre, e sono in partenza: câè Cristina, il compagno David Tanase, connazionale 32enne, la zia, la sorella maggiore. Con loro ci sono i bambini, di 6, 9, 8 e 15 anni, anche loro infagottati dâoro.Â
Nel viaggio verso lâaeroporto di Orio al Serio, David, «Niko», o sefu meu («il mio capo», in romeno), telefona a uno dei suoi «collaboratori». Gli dice che è in partenza verso la Romania, ma di non fermare la catena di montaggio delle rapine: «Fai tanto, così quando arrivo ti lascio 10-20 mila (euro)». Al check-in arrivano carichi di gioielli, e trascinando borse di Chanel e Louis Vuitton (anche queste rubate). La comitiva viene però fermata dalla polizia di frontiera. Addosso alla famiglia, oltre a 15 mila euro in contanti, gli agenti trovano 61 monili dâoro. Alcuni sono «spezzati». Altri hanno incisi nomi e scritte in italiano. Câè anche una medaglietta con unâimmagine sacra e la scritta «Dio ti protegga», strappata a un milanese durante una rapina qualche mese prima sul bus 90. Viene tutto sequestrato. E loro indagati per ricettazione. Cristina â come il compagno, con svariati precedenti â si dispera. «Era la quantità più grossa che abbia mai portato», si rammaricherà con i genitori. Loro, invece, in patria sono arrivati: in auto, e con due chili e mezzo dâoro imboscati in calzini appallottolati e nel reggiseno.
Nel loro alloggio, il via vai di giovani nordafricani era a ciclo continuo. «Arrivo, sono a San Siro», avvisa un rapinatore. «Cosa hai?», gli domanda David. «Una collana». «Bene». A indirizzare chi non conosceva con precisione il back office della macchina delle rapine in città câera la scritta «Niko» tracciata in vernice blu vicino al cancello. Altra chiamata: «Sono il ragazzo di ieri. Sono vicino a casa tua». David prende tempo: «Aspetta cinque minuti che ho una persona qua. Vieni solo fraâ». I ragazzi entravano con oro o orologi, e uscivano poco dopo spartendosi le banconote. Quando i poliziotti perquisiscono la casa trovano più di 6 mila euro in contanti, tre bilancini di precisione, un kit per testare lâoro e un cofanetto con 33 gioielli rubati. La famiglia aveva una seconda base a 600 metri, in viale Mar Jonio, al civico 3, in un alloggio occupato abusivamente dai genitori di lei.
Lâ«ufficiale di collegamento» con le batterie di rapinatori per lo più egiziani è il compagno della sorellina 16enne di Cristina, entrambi coinvolti negli affari di famiglia. A volte, sâaccordavano per fare la «cresta» sui razziatori di gioielli. «Buongiorno mamma Romania, stiamo arrivando con dei ragazzi. Câè la collana grande, dalla a metà (prezzo), capito? Rimane tra me e te». In unâaltra occasione, li si raggira sulla qualità dellâoro: «Capo, chiama tua moglie che câè una collana 24 (carati). Digli che è 18». E ancora: «Pronto, mamma Romania, va che sta arrivando uno con la collana di oro bianco, però tu diâ che è falsa».
I viaggi in Romania per esportare illegalmente la merce, fonderla e venderla â ricostruiscono gli investigatori â erano frequenti. E ricchi. A luglio «Niko» trasporta quasi 2 kg. «Quanti soldi hai preso?», le chiede la compagna al telefono. La risposta è «117.200», in valuta romena: fanno 24 mila euro.
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3 aprile 2025 ( modifica il 3 aprile 2025 | 08:38)
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